Il Delta del Po è considerato dall’UNESCO Patrimonio Naturale per l’Umanità quale eccezionale paesaggio culturale che conserva tuttora le sue caratteristiche originarie.

Delta del Po Deposito sedimentario formatosi alla foce del fiume Po, nel mare Adriatico. Occupa una superficie di oltre 400 km² ed è costituito da cinque rami fluviali: Po di Maestra (o Maistra), Po della Pila, Po delle Tolle, Po di Gnocca e Po di Goro.

Delta a ventaglio di forma triangolare formatosi per fasi successive, il delta del Po ha mutato nel corso dei millenni il suo assetto fisico. In continuo accrescimento, nell’ultimo secolo l’area deltizia ha continuato ad avanzare alla media di circa 70 metri all’anno. Gli studiosi hanno calcolato che in duemila anni il suo fronte è progredito di circa 65 km. In epoca preistorica l’avanzamento a est del delta era più lento; l’attuale veloce espansione è una conseguenza dei disboscamenti operati dall’uomo in tutto il suo bacino idrografico.

L’area deltizia del Po, da sempre soggetta ad alluvioni, ha conosciuto diversi progetti di controllo idraulico e opere di bonifica. Essa presenta una straordinaria ricchezza di ambienti naturali e una grande varietà di specie animali e vegetali. A tutela del delta, una delle più estese zone umide del Mediterraneo, è stato istituito nel 1988 il Parco regionale del Delta del Po, inserito nella lista del Patrimonio Mondiale stilato dall’UNESCO.

Nel corso della storia, la posizione strategica della regione ha reso l’area oggetto di divergenti interessi da parte degli insediamenti umani che popolavano o controllavano la zona, probabilmente già a partire dalla tarda età del Bronzo (XI secolo a.C.). Tra questi vi furono i veneti, i bizantini, i longobardi, la Repubblica di Venezia, lo Stato Pontificio, gli Estensi.

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